PROGETTO DI RICERCA SOCIOLOGICA

CON INDICAZIONE DELL’OGGETTO, DELLE IPOTESI DI RICERCA E DELLA METODOLOGIA

E CON ALLEGATO UN ESTRATTO DELLA TESI DI LAUREA.

Candidato: Raffaele Paolo COLUCCIA

 

 

Oggetto della ricerca e titolo del progetto:

 

 

EVOLUZIONE DEL VOLONTARIATO IN ITALIA

Analisi sociologica e comparazione dei dati statistici

relativi allo sviluppo del volontariato nelle Regioni italiane

 

 

 

Ipotesi di ricerca:

 

 

Analisi della relazione sociologica intercorrente

tra il fenomeno del volontariato ed il problema della povertà

 

 

 

Metodologia da adottare nella ricerca:

metodo di tipo quantitativo e metodo di tipo qualitativo:

 

 

1)     Metodo quantitativo: Analisi dei dati statistici rilevati ed elaborati dall’ISTAT in ordine al problema della povertà ed in materia di volontariato;

 

2)     Metodo qualitativo: Interviste mirate, rivolte ai volontari e ai loro assistiti, al fine di riscontrare le motivazioni dell’intervento del volontariato nei contesti del servizio alla persona e di verificare i dati emersi dall’analisi statistica.

 

 

 

Bibliografia in ordine cronologico:

 

 

Bello Antonio, “Volontariato al Sud, gli scenari del cambiamento tra solidarietà e interdipendenza”, in “Rivista del Volontariato”, 1992.

Cesareo Vincenzo, “Sociologia, Teorie e problemi”, Vita e Pensiero, Milano 1993.

Boccacin Lucia, “La sinergia della differenza”, Vita e Pensiero, Milano, 1993.

Boccacin Lucia, “Il terzo settore tra le generazioni”, Vita e Pensiero, Milano, 2003.

ISTAT, “Le organizzazioni di volontariato in Italia”, Roma, 2005.

ISTAT, “La povertà relativa in Italia”, Roma, 2005.

Rossi Giovanna e Boccacin Lucia, “Le identità del volontariato italiano”, Vita e Pensiero, Milano, 2006.

Coluccia Raffaele, “Analisi comparativa delle leggi sul volontariato a seguito della Legge quadro N° 266 del 1991”, Tesi di Laurea, 2006.

Boccacin Lucia, “Terzo settore e partnership sociali: buone pratiche di welfare sussidiario”, Vita e Pensiero, Milano, 2009.

 

 


 

 

EVOLUZIONE DEL VOLONTARIATO IN ITALIA.

Analisi sociologica. Comparazione dei dati statistici relativi all’evoluzione del volontariato nelle Regioni italiane.

 

  

 

Il progetto di ricerca proposto dal Candidato al Dottorato in Sociologia consiste nella prosecuzione e nell’approfondimento di un’analisi sociologica, condotta sul fenomeno del volontariato, già avviata da parte del Candidato nel 2006, in occasione della elaborazione della Tesi di Laurea in Giurisprudenza.

Tale ricerca intende monitorare l’evoluzione del fenomeno del volontariato, mediante lo studio dei dati statistici rilevati periodicamente dall’ISTAT, in ordine alla sua situazione in Italia, con particolare riguardo alle differenze riscontrabili a livello regionale, nonché con particolare attenzione alla interazione che tale fenomeno presenta con la diffusione del problema della povertà.

Conseguentemente il Candidato intende estendere la propria analisi anche ai dati statistici più recenti, rilevati in materia di volontariato, confrontandoli poi con quelli rilevati in materia di povertà. In tal modo sarà inoltre possibile definire ed esaminare le risposte che le organizzazioni di volontariato hanno saputo attivare per far fronte a quest’ultimo problema sociale.

Come sopra si è accennato, quest’analisi sociologica comparativa è già stata avviata nel 2006 dallo stesso Candidato, in occasione della elaborazione della Tesi di Laurea in Giurisprudenza, discussa presso l’Università cattolica di Milano, Relatore il Prof. Vincenzo Cesareo (Docente di Sociologia). Successivamente i contenuti di tale Tesi sono stati riproposti nelle seguenti pubblicazioni e convegni di studio: “Evoluzione del Volontariato in Italia”, 2006; “Volontari per cambiare il mondo”, 2006; “Congresso dei Volontari della Libertà” 2009; “Congresso dei Volontari della Libertà”, 2010.

L’analisi sociologica che il Candidato intende, quindi, approfondire riguarda l’evoluzione delle organizzazioni di volontariato e la tipologia dei volontari, così come risultano distribuiti su tutto il territorio nazionale italiano e nelle sue singole regioni. Oltre ai dati afferenti al volontariato, la ricerca intende prendere in esame i più recenti dati statistici inerenti la diffusione dei problemi della povertà e della marginalità sociale, rilevandone le differenze attinenti alle diverse aree geografiche ed economiche del paese. Conseguentemente, si potrà così procedere ad un confronto tra gli elementi attestanti la gravità della diffusione del problema della povertà, da un lato, ed i dati riguardanti la crescita (esponenziale) del fenomeno del volontariato, dall’altro.

Oltre a tale approfondimento della ricerca sociologica, che il Candidato intende proseguire attraverso l’analisi dei dati statistici di più recente elaborazione ed avvalendosi altresì degli studi sociologici di più recente pubblicazione, è inoltre possibile ipotizzare di estendere la medesima ricerca sociologica anche sul piano internazionale. Tale approccio potrà essere compiuto, attraverso l’analisi di analoghi riscontri statistici, che possono essere stati rilevati, (sempre con riguardo al volontariato, da un lato, ed alla povertà, dall’altro), in altri paesi europei ed extra-europei, ad opera dei locali istituti di ricerca statistica.

Il Candidato intende quindi procedere ad individuare ulteriori riscontri scientifici che gli permettano di verificare la validità della tesi già elaborata, intorno alla esistenza di una relazione sociologica diretta tra il fenomeno della povertà e quello del volontariato. Ciò sarà possibile, ricorrendo sia al metodo di ricerca quantitativo, sia a quello qualitativo. In particolare, sul piano quantitativo, si potrà proseguire il confronto tra il fenomeno del volontariato e quello della povertà, monitorando l’evoluzione di entrambi ed analizzando l’interazione tra questi due elementi, attraverso lo studio dei più recenti dati statistici nel frattempo rilevati in questi due ambiti sociali, (seguendo appunto una metodologia di tipo quantitativo). Sul piano qualitativo, invece, si potranno desumere eventuali riscontri, oppure eventuali divergenze dalla tesi sopra esposta, attraverso l’analisi di particolari interviste, mirate ad esaminare l’esperienza maturata dai volontari e quella vissuta dagli utenti delle organizzazioni di volontariato, (secondo appunto un metodo di ricerca di tipo qualitativo).

Seguendo questi metodi di ricerca, sarà quindi possibile definire con maggiore rigore scientifico la relazione già a suo tempo ipotizzata, da parte del Candidato, tra questi due fenomeni sociali (povertà e volontariato). Il Candidato confida inoltre che, procedendo in tal modo, sarà altresì possibile individuare ulteriori riscontri all’esistenza della relazione sociologica diretta, intercorrente tra questi due fenomeni citati. In caso contrario, sarà comunque possibile tener conto di eventuali dati difformi emergenti dalla ricerca sociologica, al fine di poter conseguentemente rispondere ad eventuali obiezioni che, in ipotesi, intervenissero a contraddire tale teoria.

La metodologia di ricerca che al Candidato appare più idonea risulta quella indicata nelle righe qui di seguito riprodotte, le quali sono state estratte dal capitolo conclusivo della sua Tesi di Laurea, discussa nel 2006. In quella occasione il Candidato, oltre ad esaminare le normative nazionali e regionali in materia di volontariato, ha diffusamente e documentalmente commentato il fenomeno del volontariato, anche da un punto di vista sociologico. Successivamente, tali conclusioni hanno formato oggetto anche di successive pubblicazioni e di recenti convegni di studio, sopra citati.

Con riferimento agli strumenti metodologici, il commento sociologico, compiuto nell’ambito della citata Tesi di Laurea, ha seguito sia il metodo di ricerca quantitativo, che quello qualitativo. In particolare, la metodologia di tipo quantitativo è stata utilizzata per il commento dei dati statistici elaborati dall’ISTAT, mentre il metodo qualitativo, è stato seguito in ordine allo studio dei contributi pubblicati da grandi protagonisti del volontariato e dell’impegno sociale, quali ad esempio: Mons. Antonio Bello, Padre Bernhard Häring, Don Virginio Colmegna. In particolare, con riferimento a quest’ultimo, il quale ha rivestito per molti anni il ruolo di Direttore della Caritas di Milano, il Candidato ha potuto citare anche un prezioso documento personale, afferente lo svolgimento del Servizio Civile, che lo stesso Candidato ha prestato presso tale ente caritativo diocesano. Anche per questo motivo, tale documento, firmato da Don Virginio Colmegna, forma parte integrante del Curriculum vitae et studiorum presentato dal Candidato.

 

SI ALLEGA QUI DI SEGUITO UN ESTRATTO DELLA TESI DI LAUREA,

CUI SOPRA SI È FATTO RIFERIMENTO.

 


 

DOCUMENTO ALLEGATO AL PROGETTO DI RICERCA SOCIOLOGICA 2010:

 

ESTRATTO DELLA TESI DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA DISCUSSA NEL LUGLIO 2006

DAL TITOLO:

 

 

 

“Analisi comparata delle leggi regionali sul volontariato

a seguito della legge quadro N° 266 del 1991”.

 

Capitolo 6.

Paragrafo 1.

Caratteristiche strutturali delle organizzazioni di volontariato

 

Distribuzione sul territorio e anzianità

 

Le organizzazioni di volontariato attive sul territorio nazionale al 31 dicembre 2001 sono 18.293. Rispetto alla prima rilevazione, riferita al 1995, le unità iscritte ai registri regionali del volontariato sono aumentate del 119 per cento, passando da 8.343 alla fine del 1995, a 11.710 nel 1997, a 15.071 nel 1999, fino ad arrivare a 18.293 alla fine del 2001. Un’indiscutibile tendenza alla crescita, quindi, che attende di essere confermata dai futuri censimenti.

 

Come già riscontrato nelle rilevazioni precedenti, la distribuzione sul territorio nazionale è molto disomogenea, anche se, nel corso degli anni, si è manifestata una tendenza alla riduzione dei divari territoriali. Nell’ultima rilevazione il 28,7 per cento delle organizzazioni di volontariato è localizzato nel Nord-ovest, il 32,8 per cento nel Nord-est, il 18,6 per cento nelle regioni centrali e il 19,7 per cento in quelle del Mezzogiorno.

Il maggior numero di organizzazioni è ancora localizzato nelle regioni dell’Italia settentrionale (circa il 61 per cento del totale), ma nel tempo risulta crescente il peso relativo di quelle meridionali. In particolare, rispetto agli anni precedenti, si osservano variazioni tendenzialmente decrescenti per il Nord-ovest ed il Centro (-4 per cento e -3,8 per cento, rispettivamente) e crescenti per il Nord-est ed il Mezzogiorno (+2,5 per cento e +5,3 per cento, rispettivamente).

 

Anche la distribuzione regionale, pur confermando la permanenza di disomogeneità territoriali, mostra un ridimensionamento delle differenze. Le regioni con il maggior numero di organizzazioni, nelle quattro rilevazioni, rimangono la Lombardia, il Veneto, l’Emilia-Romagna e la Toscana; quelle con il numero minore la Valle d’Aosta e il Molise. Tuttavia, se nel 1995 le prime quattro regioni raccoglievano il 59,0 per cento delle organizzazioni, nel 2001 la quota corrispondente a queste regioni scende al 48,4 per cento (Prospetto 1).

 

- Prospetto 1 -

Organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali suddivise per regione

- Censimento 2001- pubblicato dall’ISTAT nel 2005

 

REGIONI

Numero organizzazioni

Composizione

percentuale

Variazioni % 1995-2001

Organizzazioni

per 10.000 abitanti

Piemonte

1.384

7,6

99,7

3,3

Valle d'Aosta

73

0,4

108,6

6,1

Lombardia

3.154

17,2

87,0

3,5

Trentino-Alto Adige

1.560

8,5

286,1

16,1

Bolzano-Bozen

1.228

6,7

275,5

26,5

Trento

332

1,8

331,2

7,0

Veneto

1.907

10,4

118,7

4,2

Friuli-Venezia Giulia

631

3,4

167,4

5,3

Liguria

631

3,4

101,0

4,0

Emilia-Romagna

1.907

10,4

87,3

4,8

Toscana

1.894

10,4

41,3

5,4

Umbria

393

2,1

127,2

4,8

Marche

637

3,5

257,9

4,3

Lazio

516

2,8

166,0

1,0

Abruzzo

254

1,4

182,2

2,0

Molise

130

0,7

441,7

4,1

Campania

763

4,2

341,0

1,3

Puglia

422

2,3

160,5

1,0

Basilicata

205

1,1

266,1

3,4

Calabria

363

2,0

93,1

1,8

Sicilia

491

2,7

792,7

1,0

Sardegna

978

5,3

116,9

6,0

 

 

 

 

 

Nord-ovest

5.242

28,7

92,1

3,5

Nord-est

6.005

32,8

137,4

5,6

Centro

3.440

18,8

82,5

3,2

Mezzogiorno

3.606

19,7

200,8

1,8

ITALIA

18.293

100,0

119,3

3,2

 

 

Capitolo 6.

Paragrafo 2.

Conclusioni sull’ evoluzione del volontariato nelle Regioni italiane.

Confronto tra i dati relativi alla povertà

e quelli relativi al volontariato.

 

L’analisi del fenomeno del volontariato, condotta sui dati che riguardano le organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali, nell’ambito complessivo dell’intero territorio nazionale, (la quale si è avvalsa delle informazioni rilevate dal censimento compiuto nel 2001 e pubblicate dall’Istat nel 2005) può produrre, a questo punto della ricerca, alcune valutazioni conclusive, che tuttavia per risaltare devono essere poste in relazione comparativa con i dati emersi da un’altra e diversa rilevazione, compiuta nel 2004 (sempre dall’Istat) sulla situazione della povertà relativa in Italia.

 

Si ritiene pertanto opportuno procede al confronto dei rilievi numerici più evidenti relativi a queste due diverse elaborazioni, seguendo in tal modo l’indicazione metodologica dettata da Mons. Tonino Bello nell’articolo di apertura di questa Tesi.

 

                Le valutazioni sulla situazione della povertà in Italia, con particolare attenzione alle aree geografiche in cui il problema è più avvertito possono essere così sintetizzate:

Nel 2004 le famiglie residenti in Italia che vivono in condizione di povertà relativa sono 2 milioni 674 mila, pari all’11,7% delle famiglie residenti, per un totale di 7 milioni 588 mila individui, il 13,2% dell’intera popolazione.

Nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza di povertà relativa è significativamente più elevata rispetto al resto del Paese e raggiunge le percentuali più alte in Basilicata (28,5%) e in Sicilia (29,9%). Fanno eccezione l’Abruzzo e la Sardegna, che mostrano valori significativamente inferiori alla media ripartizionale (16,6% e 15,4% rispettivamente) ma comunque superiori a quelli di tutte le regioni Centro-settentrionali. [Istituto nazionale di statistica, “La povertà relativa in Italia”, Roma 2005].

 

                Le valutazioni sulle risorse espresse dal volontariato, quale “fattore di cambiamento della realtà”, soprattutto nelle aree geografiche maggiormente colpite dal problema della povertà, possono essere riassunte nel modo seguente:

I volontari impegnati nelle organizzazioni iscritte ai registri regionali nel 2001 sono 695.334.

Le organizzazioni di volontariato attive sul territorio nazionale al 31 dicembre 2001 sono 18.293. Rispetto alla prima rilevazione, riferita al 1995, le unità iscritte ai registri regionali del volontariato sono aumentate del 119 per cento, passando da 8.343 alla fine del 1995, a 11.710 nel 1997, a 15.071 nel 1999, fino ad arrivare a 18.293 alla fine del 2001. Un’indiscutibile tendenza alla crescita, quindi, che attende di essere confermata dai futuri censimenti.

La distribuzione dei volontari per area geografica risulta del tutto analoga a quella delle organizzazioni, con una maggiore concentrazione di essi nelle aree settentrionali rispetto a quelle centromeridionali (28,9 per cento di volontari nel Nord-ovest, 31,4 per cento nel Nord-est, 21,9 per cento nel Centro e 17,7 per cento nel Mezzogiorno). Tuttavia, così come rilevato per le organizzazioni, l’incremento proporzionalmente maggiore si registra nelle regioni meridionali, nelle quali il numero di volontari è raddoppiato rispetto al 1995.

 

Se il dato della povertà relativa rimane inquietante, la tendenza all’incremento della partecipazione ad attività di volontariato, dimostrata negli ultimi anni dai cittadini italiani, consente di sperare che la capacità di mobilitazione e l’impegno organizzato delle risorse e della cultura solidaristiche possano contribuire in modo decisivo alla rimozione delle cause della povertà e della marginalità.

                Questo ottimismo appare tanto più giustificato in considerazione del fatto che la tendenza alla crescita del fenomeno del volontariato (espressa sia nella dimensione dei singoli volontari impegnati, sia per quanto riguarda il numero delle organizzazioni, sia per quanto riguarda la qualificazione del servizi offerti) riguarda sì tutto il territorio nazionale, ma prevalentemente quelle particolari aree geografiche, come il Mezzogiorno laddove si è registrato un più consistente grado di povertà relativa.

 

Si può quindi affermare, alla luce dell’analisi dei dati statistici rilevati dall’Istat, che risulta confermata la validità dell’intuizione formulata nel 1991 dal Vescovo Pugliese Mons. Antonio Bello, circa l’esistenza di una relazione sociologica diretta tra il fenomeno della povertà e quello del volontariato.

 

                L’analisi delle normative sul volontariato compiuta nella parte dedicata al commento comparato delle Leggi Regionali e Provinciali (varate dagli Enti regionali e dalle Province autonome in attuazione della Legge quadro nazionale sul volontariato n. 266 del 1991, i cui contenuti sono stati pure esaminati) consente qui di affermare che il legislatore, sia nazionale sia regionale che provinciale, ha previsto precise strutture giuridiche ed istituito concreti organismi collegiali, che possono effettivamente agevolare un fenomeno come quello del volontariato (caratterizzato dalla partecipazione spontanea, gratuita ed organizzata dei cittadini alla politica sociale della collettività), in funzione della rimozione delle cause della povertà e della marginalità e per la promozione di una cultura della solidarietà e dell’impegno civile.

                Nei capitoli precedenti si è, comunque, dato conto anche delle diverse valutazioni che, in questa complessa materia, sono state espresse dalla dottrina giuridica più qualificata, la quale, prendendo le mosse dalla critica rivolta nei confronti di una normazione regionale che appare complessivamente disorganica e frammentaria, sostiene che le organizzazioni di volontariato sarebbero comunque capaci di promuovere ed esercitare efficacemente la loro attività, a prescindere dalla legislazione che le riguarda e che, pur agevolandole sotto più di un aspetto, tuttavia in qualche modo le limita.